martedì 15 dicembre 2015

Sostenibilità, casa passiva e legno: casa passiva

Vi sarà capitato di sentire parlare di casa passiva, nell’ambito delle case eco-sostenibili.


Cosa si intende per casa passiva (dall’originale termine tedesco Passivhaus)? Un edificio è detto passivo quando ricorre a dispositivi detti appunto passivi per coprire il proprio fabbisogno energetico, cioè senza la necessità di tradizionali sistemi di riscaldamento che sfruttano energia esterna. 

Come avviene tutto ciò? Attraverso una progettazione mirata, con un attento studio dell’orientamento e dell’ombreggiamento, lo sfruttamento delle fonti energetiche locali, sole, terra, aria, un perfetto isolamento termico, l’impermeabilità all’aria, l’assenza di ponti termici e con un impianto di ventilazione meccanica che possa recuperare il calore sensibile degli ambienti trasferendolo dal flusso di aria fresca immessa. 

BREVE STORIA E DIFFUSIONE GEOGRAFICA Il concetto di Casa Passiva è nato nel maggio del 1991 dalla collaborazione tra Bo Adamson dell’università svedese Lund University, e il tedesco Wolfgang Feist; il concetto sviluppato attraverso una serie di progetti è stato poi finanziato in parte dal land tedesco di Hessen (obiettivo di realizzare edifici a basso consumo energetico ed a costi ragionevoli per il clima nord europeo). Dai paesi del nord Europa ed inizialmente dalla Svezia, il nuovo standard abitativo si è poi diffuso principalmente in Germania, Austria, Olanda e negli altri paesi del centro nord europeo. 

Negli Stati Uniti invece la prima Casa Passiva è stata costruita nel 2006 a Bemidji, Minnesota.

In Italia, come ci si aspetta, sono poche le esperienze che vanno in questa direzione. Ricordiamo però le iniziative più importanti come quelle prese dalla Provincia Autonoma di Bolzano in Alto Adige che da diversi anni ha emanato una legge provinciale per istituire la certificazione Casa Clima (per la quale una Casa Passiva corrisponde alla Casa Clima di Classe Oro). In Italia, il primo edificio costruito e certificato come Passivhaus è la sede dell’impresa Klas a Malles.


DEFINIZIONE Per casa passiva quindi si intende un particolare standard costruttivo basato sull'integrazione di tecnologie e materiali che assicurano all'edificio un'elevata qualità abitativa e una sensibilissima riduzione dei consumi energetici. Questi edifici, caratterizzati da un involucro altamente coibentato e privo di ponti termici, con ampie vetrate a sud, dotati di un sistema di ventilazione controllata con recupero di calore, sono in grado di sfruttare passivamente gli apporti solari e le sorgenti di calore interne (persone, apparecchiature, macchinari, illuminazione artificiale), senza necessitare di un impianto termico convenzionale per il riscaldamento invernale. 

GLI IMPIANTI Le case passive sono edifici che hanno un fabbisogno annuale di riscaldamento talmente ridotto da permettere di rinunciare ad un sistema di riscaldamento tradizionale: l’effettivo valore del carico termico specifico deve essere minore o uguale a 10 W/m2 (metro quadrato di superficie netta riscaldata). La casa in pratica mantiene da sola la temperatura ideale al proprio interno. L'impianto di riscaldamento convenzionale si può eliminare se il fabbisogno energetico della casa è molto basso, convenzionalmente inferiore a 15 kWh al m² anno. 


Queste prestazioni si ottengono con una progettazione molto attenta, specie nei riguardi del sole, con l'adozione di isolamento termico ad altissime prestazioni su murature perimetrali, tetto e superfici vetrate e mediante l'adozione di sistemi di ventilazione controllata a recupero energetico. I termosifoni e le superfici radianti non sono di norma necessari, anche se il loro utilizzo è ammesso: in tal caso possono essere di dimensioni ridotte. Per realizzare l'indispensabile cambio d'aria dovuto a ragioni igieniche e al medesimo tempo perdere il minor quantitativo possibile di energia, è previsto un impianto di ventilazione con recupero di calore alimentato con motori ad alta efficienza. L'aria calda in uscita (dalla cucina e dai bagni e wc) viene diretta verso uno scambiatore a flusso, dove l'aria fredda in ingresso riceverà dall´80% sino al 90% del calore. L'aria di alimentazione viene così riconvogliata verso la casa (soggiorni e camere da letto). Il flusso d'aria esterno prima di raggiungere lo scambiatore di calore in alcuni edifici è indirizzato attraverso una pompa di calore geotermica. Un impianto di ventilazione è indispensabile in una casa passiva, poiché se si utilizzasse l'aerazione attraverso le finestre il desiderato risparmio energetico insieme con la qualità dell´aria non sarebbe mai possibile. Gli impianti di ventilazione delle case passive sono silenziosi e altamente efficienti e necessitano di poca energia elettrica. Il rimanente fabbisogno energetico può essere prodotto con una pompa di calore. Esistono impianti aggregati (Packaged building services units o Kompaktaggregate), i quali sono una combinazione di un impianto di ventilazione ed una pompa di calore. In questo modo è possibile riscaldare nuovamente "l'aria di alimentazione" necessaria per il riscaldamento. La stessa pompa di calore può riscaldare anche l'acqua sanitaria. Anche una caldaia a pellet con un collettore d'acqua può produrre la rimanente quantità d'energia necessaria; una stufa può bastare per un'intera villetta. Stufe tradizionali hanno persino delle prestazioni troppo elevate in rapporto alle necessità. Un impianto ad energia solare può essere utilizzato sia per scaldare l'acqua che come compendio al sistema di riscaldamento.

SOSTENIBILITÀ La sostenibilità delle case passive risiede quindi nel risparmio energetico che deriva dal suo utilizzo, in quanto la sua definizione non è strettamente legata ad una particolare tecnologia costruttiva o a un definito materiale. Questo tipo di abitazione infatti può essere realizzato in qualsiasi materiale da costruzione, anche tradizionale, anche non eco-sostenibile. 

La scarsa sensibilità e cultura per questo approccio progettuale nel nostro paese ha portato ad un certo scetticismo verso il tema. Alcuni pensano che sia tropo costoso costruire secondo determinati standard energetici, che sia inutile nella nostra fascia climatica, che le case passive siano tutte uguali o “brutte”. A questi timori si può rispondere facendo presente che la casa passiva non è una regola estetica bensì uno standard prestazionale da conseguire attraverso un’attenta progettazione, tecnologica e formale. Costi e risultati estetici sono quindi assolutamente variabili. Ci si deve accostare a questo tipo di costruzioni ben consapevoli però della filosofia che ci sta dietro, della volontà di avere un’abitazione autosufficiente, o quasi, a bassissimo impatto energetico. Non si deve quindi fare esclusivamente una valutazione basata sui costi, sulla velocità di realizzazione o su una resa estetica scollegata dalla funzionalità. L’aspetto e lo sviluppo di tali costruzioni, per tutte le motivazioni illustrate in precedenza, nasce da esigenze funzionali (esposizione, orientamento, ombreggiamento, etc.) e da esse non può prescindere.

(immagini da google images)

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